Cos’era una volta la valle di Pratolungo, oggi immensa estensione pianeggiante e verdeggiante, abitata da circa 200 abitanti? E come é stata modificata dalla presenza dell’uomo, dapprima semplicemente a contatto con la natura, quindi teso a modificarla per ottenere dalla terra sempre maggiori e migliori frutti? e maggiori e migliori frutti?
Nonostante il nome stesso del paese sia esemplificativo nel qualificare la condizione attuale di questa vallata, non dimentichiamo che all’inizio si condizione attuale di questa vallata, non dimentichiamo che all’inizio si trattava di una desolante palude, che non permetteva un facile insediamento della popolazione costretta a costruire le proprie abitazioni sulle alture ai lati dell’acquitrino.
Grazie all’opera laboriosa dei frati Agostiniani di Valle e degli abitanti della zona, quest’ area fu bonificata intorno al 1200, tramite l’incanalamento delle acque stagnanti in quello che oggi é il rio Neirone. Fu, quindi, resa possibile la nascita di un piccolo centro, la cui popolazione era perlopiù dedita all’agricoltura e al piccolo allevamento. Oltre alla coltivazione delle patate, grano, fieno e granoturco, Pratolungo era rinomato per la presenza di tre cave di pietra pregiata, in cui lavoravano intorno agli anni ’30 alcuni scalpellini provenienti da Aulla (Toscana).
Questa raccolta di fotografie e aneddoti vuole essere una testimonianza di come si presentava il paesaggio in passato, di quali erano le abitudini e le tradizioni della popolazione, del modo di lavorare degli agricoltori e di tutte le vicende e curiosità che costituiscono il “bagaglio” storico di questa piccola isola felice del Gaviese.
Sarà così possibile al lettore addentrarsi negli scorci della vita di un tempo e riscoprire momenti originali e simpatici, che oggi, alle soglie del 2000, non siamo più in grado neppure di immaginarci. Gli sarà possibile camminare a fianco di queste pagine di storia per riscoprire infine le proprie radici e quei valori della vita di ieri co attualmente sono stati accantonati per dare spazio ad altri cosiddetti “valori”, ma che tali non sono.
Nella speranza che queste fotografie e queste esperiienze lascino un segno, vi auguriamo una buona visione e lettura di questo volume.
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